mercoledì 29 gennaio 2014

Lettera a tutti coloro che stanno facendo la cosa giusta


Onore a tutti coloro che stanno combattendo ogni giorno per difendere i propri diritti e la loro propria libertà.

Queste persone stanno facendo la cosa giusta, non si sono mai rassegnati, nonostante i continui soprusi subiti e l'ignavia dei loro simili, essi hanno continuato a difendere i loro principi, i loro figli e le loro famiglie, senza scendere a patti con chi li voleva comprare.

Vi è stato insegnato che nella vita occorre combattere e questo è certamente cosa vera, ma combattere contro chi?  Non certo contro il tuo prossimo, quindi non c'è alcuna necessità di competere.

Il vero nemico è dentro la tua stessa mente. Il vero nemico è quell'assurdo e innaturale stato mentale che non è tuo vero Io.

Quello stato mentale che ti è stato inoculato come un virus a tua insaputa, mentre eri distratto e che ti ripete in continuazione: lascia stare, è inutile combattere, tanto non hai alcun potere. Non puoi cambiare il mondo, quindi devi solo obbedire.

Per fortuna ci sono i nostri eroi, quelli che non si arrenderanno mai e che, essendosi risvegliati, sanno perfettamente da che parte sta la Verità, non perché glielo ha detto qualcuno o perché l'hanno letto da qualche parte, ma perché l'hanno sperimentato direttamente sulla loro stessa pelle e hanno scoperto l'immenso potere che risiede nel cuore di ogni uomo e di ogni donna.

Quindi non preoccupatevi se siete solo una piccolissima minoranza. Gli altri o capiranno anche loro o spariranno per sempre.

Ricordate, è stato detto che:


Soltanto i giusti, i miti e i puri di cuore erediteranno questa Terra 

(non dimenticarlo mai!)






giovedì 23 gennaio 2014

Come trattare con chi ostenta falsa padronanza

"Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà.

Sir Winston Churchill


Le persone che appaiono dotati di una falsa padronanza di sé in quasi tutte le circostanze sono persone insicure o sono "assolutisti".

Che tipo è l' assolutista e perché ne parlo qui invece di parlare di auto-apprendimento e auto-miglioramento?

Lo stereotipo dell' assolutista è quello di un essere autoritario, normalmente maschio, che si attende obbedienza cieca da tutti gli altri a cui lui può imporre la propria autorità.

Si tratta di un tipo aggressivo, impaziente e arrogante, dogmatico, di pensiero ristretto, uno con cui non si può ragionare.

L'archetipo dell' assolutista potrebbe essere uno come Hitler. Non ho difficoltà ad affermare che mio padre era un individuo assolutista. Mio padre è morto 19 anni fa .

Certamente gli sono grato per i principi etici che mi ha insegnato e per il fatto di avermi amato, anche se a modo suo.

Tuttavia ho sempre avuto un rapporto ostile con lui, soprattutto per quanto riguarda le idee sulla realtà del mondo e sul rapporto con gli altri.

Era senza dubbio un tipo assolutista e pessimista, mentre personalmente mi considero un eclettico, un creativo e un ottimista in ogni situazione.

Devo ringraziare mio padre per essere stato molto diverso da me.

Questo mi ha sempre spinto a confrontarmi con le mie insicurezze più profonde e con l'immagine che mi ero fatto di me durante la mia infanzia .

Posso tranquillamente affermare che il percorso di crescita personale che iniziai proprio nell'anno della sua morte (il 1995) e che tuttora continua è la vera ragione della mia ricerca e del mio miglioramento personale.

Non credo sia necessario per chiunque avere un rapporto ostile con il proprio padre per avere una seria auto motivazione a migliorare se stessi.

Tuttavia le cose straordinarie che ho imparato nella mia carriera e nella mia vita e che mi hanno portato al mio successo, le devo al rapporto ostile con mio padre.

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giovedì 16 gennaio 2014

Forza e debolezza

"Una debolezza nell'atteggiamento, diventa una debolezza nel nostro carattere"

Albert Einstein


Una persona non può essere semplicemente "forte" o "debole".

Se siete portati a catalogare le persone in tali termini, vi dovrete render conto ché non c’è alcuna base, nessun criterio per stabilire la forza o la debolezza all’interno di voi stessi o di altri, che abbia un riscontro nella realtà.

Cos’è la vera forza e cos’è la vera debolezza? Questa è una domanda filosofica.

Chi era più forte: Martin Luther King o l’uomo che lo ha assassinato? Adolf Hitler o Albert Schweitzer?

Il campione del mondo di sollevamento pesi o quella donna che per salvare suo figlio riuscì a sollevare l’automobile rompendosi la schiena?

Quando ci avrete pensato bene, seguendo ciò che secondo voi sono i parametri per la vera "forza" umana, avrete stabilito una vostra graduatoria personale e scoprirete che sarete magari fortissimi nei rapporti con la vostra famiglia, per trasformarvi in codardi non appena vi trovate davanti al capo o ai colleghi.


Magari vi sentirere deboli al lunedì, ma dei "Superman" al giovedì.

In effetti ognuno di noi è un insieme di forza e di debolezza e se si vuole pensare in maniera olistica e senza limite, occorre fondere tutte le dicotomie e vedere ogni parte del proprio comportamento come una cosa unica, interpretabile come un insieme che contiene elementi di forza e di debolezza.

Osservate il vostro passato. Quando vi siete comportati in un modo che voi potreste definire adesso "forte", magari internamente eravate spaventati, molto deboli.

Se qualche volta vi è capitato di fare un po’ il galletto, di sentirvi il più forte, il migliore del rione, probabilmente vi sarete comportati da bulli, in una maniera che indicava tutte le paure che avevate dentro.

Ogni volta che osservate qualcuno che si comporta in modo tale da indurvi ad una catalogazione di forza o di debolezza, ricordatevi che c’è sempre della forza dietro la debolezza e, viceversa, non tutto ciò che è debole è privo di forza.

Affrontare la vita in maniera olistica vi permetterà di accettare voi stessi come esseri umani perfettamente consci che nessuno vi potrà mai imporre di farvi ammettere che siete deboli.

Quando determinate il vostro futuro secondo il vostro miglior modo di pensare, ecco che state trascendendo la vostra debolezza (e anche la vostra "forza") ed affrontate la vita nel migliore dei modi.

Così diventate comandante delle vostre navi, non più dei semplici passeggeri che accettano gli ordini di altri.

Ma tutto ciò sarà possibile solo se voi stessi accetterete gli altri come esseri umani che fin dall’inizio e sempre, saranno deboli e forti nello stesso momento.


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giovedì 9 gennaio 2014

Come superare la dicotomia Maturo / Infantile

"Il ritmo al quale una persona può maturare è direttamente proporzionale all'imbarazzo che riesce a tollerare."

Douglas Engelbart


Spesso tra gli adolescenti si sentono ripetere queste frasi: "Quand'è che crescerai! Sei sempre un bambino. Ma perché ti comporti come un bambino?"

Questa dicotomia si usa quasi esclusivamente per insultare gli altri e non è praticamente mai usata da coloro che hanno una vera fiducia in se stessi, che sanno di essere capaci di pensare per conto proprio.

In effetti, nella nostra cultura viene particolarmente usata dagli adolescenti quando vogliono mortificare altri adolescenti.

A scuola le ragazze si considerano più mature e giudicano i ragazzi "maturi" o "infantili".

Queste ragazze sono quelle che si impiastricciano la faccia, indossano reggiseni imbottiti e smettono di giocare.

Per parecchi anni non sanno far altro che dare giudizi sulla "maturità" della gente.

Il peggior insulto che si può ricevere è quello di essere "immaturi".

E chi sono quelli che loro (le ragazze) considerano "maturi"?

I migliori lottatori, i più grossi, i più alti, i più bulli, i più assolutisti e, insomma, i ragazzi più superficialmente "maturi".

Allo stesso modo i ragazzi che si danno più arie da "maschi", quelli che sono i primi a sopraffare i più deboli fisicamente per dimostrare che sono dei "granduomini", giudicano "più mature" proprio le ragazze che si truccano più pesantemente e che si comportano con i loro "uomini" nella maniera più superficiale.

Chiunque può avere una idea immatura su ciò che in realtà è la maturità umana, soprattutto se non si è mai soffermato a pensare che cosa possa essere la "maturità" intesa in senso più alto.

Secondo me il primo vero passo verso la maturità, consiste nel riconoscere che nessuno è mai completamente bambino o completamente adulto e che sarebbe una cosa ben triste se qualcuno lo fosse.

Quello che si comporta in modo capriccioso, o sciocco, da "immaturo" in qualche occasione è anche in grado di reagire in maniera seria e "responsabile" in circostanze appropriate.

L'adulto che è controllato, organizzato, ordinato e completo sul lavoro, potrebbe essere anche capace di lasciarsi andare, comportarsi da buffone, cioè fare il "bambino" in determinate circostanze.

Il fatto che qualcuno sia portato a incoraggiare gli altri ad agire secondo rigidi comportamenti arbitrariamente definiti "maturi", non prova altro se non la presenza di un pensiero dicotomizzato.

Questo pensiero dicotomizzato ignora il fenomeno olistico di ognuno di noi originalmente e sempre un po' bambino e un po' adulto, un po' maturo e un po' immaturo, finché ci sarà vita.

Attenersi ad un comportamento detto "di maturità" rappresenta una seria limitazione.

In questo modo non potrete provare nuove ed eccitanti esperienze e, più importante, non vi chiederete più che cosa sia in realtà la crescita umana.

Non vedrete la sua natura senza fine, non sarete in grado di espandere e revisionare costantemente la vostra filosofia per decidere che tipo di persona voi volete essere ed alla fine smetterete di crescere.

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giovedì 2 gennaio 2014

Esprimere se stessi non è un fatto morale

"Tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate ad ogni individuo"

Albert Einstein

Credo che sia dannoso assumere un atteggiamento morale su questioni che in effetti non hanno alcun fondamento morale.

Per esempio l'esprimere se stessi o l'incapacità di farlo, non sono fondamentalmente questioni di etica, a parte il fatto che è nostro "dovere" mettere in pratica il talento che il Creatore ci ha dato.

Tuttavia l'esprimere se stessi può diventare moralmente "errato", per quel che riguarda la nostra coscienza, se foste bruscamente zittiti, svergognati, umiliati o forse puniti come un bambino per avere parlato, per avere espresso le vostre idee, per esservi "messi in mostra".

Un bambino trattato in questa maniera "impara" che è "sbagliato" esprimere se stesso, farsi avanti esprimendo le sue idee come idee di un certo valore, o addirittura "impara" che è sbagliato parlare.

Se un bambino viene punito per essersi mostrato adirato, se viene svergognato perchè ha avuto paura, o preso in giro perchè mostra un affetto particolare per qualcuno, egli impara che l'esprimere i suoi veri sentimenti è errato.

Alcuni imparano addirittura che è peccato e "sbagliato" solo mostrare i "cattivi sentimenti", come la paura e l'ira, ma inibendo le cattive emozioni si inibisce anche l'espressione di quelle buone.

Il metro per giudicare le emozioni non consiste nella "bontà" o nella "cattiveria" delle emozioni stesse, ma nella opportunità o inopportunità delle reazioni emotive, a seconda delle cause che le producono.

Se ogni volta che un bambino esprime la sua opinione egli viene sgridato e rimesso al suo posto, imparerà che è giusto che egli sia "nessuno", e errato voler essere qualcuno.

Una coscienza così distorta e irrealistica ci rende codardi veramente.

Possiamo divenire troppo sensibili e preoccuparci eccessivamente del fatto di "avere o meno il diritto" di raggiungere il successo anche quando tendiamo ad uno scopo degno, arrivando persino a chiederci se "lo meritiamo".

Io credo che la prima cosa di cui dobbiamo essere consapevoli sono i condizionamenti ricevuti nella nostra infanzia.

Per superare questi condizionamenti il solo modo è dimostrare a noi stessi che invece  meritiamo di avere successo e che piuttosto questo è un nostro diritto di nascita, in quanto tutti noi siamo nati con una vocazione particolare.

Questa vocazione è il nostro potenziale umano, è la nostra unicità e anche la più profonda espressione dello spirito della razza umana.

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